La domanda è frequentemente rivolta dai pazienti a cui è proposta questa terapia; in realtà i meccanismi d’azione sono ancora oggetto di studio, poiché sono vari e decisamente complessi.
Sicuramente si può affermare che l’ozono non “secca” l’ernia del disco, ma anche che non “gonfia” il disco. Insomma l’ozono non ha un’azione meccanica, ma biochimica: cioè attiva una serie di reazioni a catena nell’ambito delle cellule, arrivando fondamentalmente a disinfiammare la zona interessata e ad attivare alcuni meccanismi di difesa da parte delle cellule stesse. Si può considerare un pro-attivatore. L’azione principale e più nota è sicuramente nella patologia discale (ernie, protrusioni). Nella mia ventennale esperienza ho avuto riscontri molto positivi anche nella stenosi del canale midollare e nelle artrosi della colonna vertebrale. Ma il rachide non è l’unico campo d’azione dell’ozonoterapia: infatti la utilizzo frequentemente anche nelle patologie dei tendini, in particolare quelle refrattarie alla terapia con onde d’urto o ad altre terapie strumentali (spesso associata a queste stesse terapie, con l’obiettivo di “unire le forze”) e nei dolori articolari poco rispondenti all’acido ialuronico. Considerando l’aspetto organizzativo, solitamente le patologie della colonna vertebrale sono affrontate con 10-12 sedute bisettimanali, mentre per le patologie articolari o tendinee sono normalmente sufficienti 5-6 sedute con cadenza settimanale. L’iniezione nella colonna vertebrale può essere praticata sia con tecnica intramuscolare (quindi non si arriva nella profondità del disco, ma solo nei muscoli paravertebrali) oppure con tecnica mesoterapica (ponfi sottocutanei); a livello dei tendini si praticano iniezioni peritendinee, e nelle articolazioni si pratica una classica infiltrazione. Le uniche controindicazioni sono la gravidanza e la terapia anticoagulante.
E’ importante rivolgersi ad un professionista preparato su questa tecnica.
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