La capsulite adesiva è una patologia infiammatoria che porta ad una condizione invalidante e molto dolorosa. Il problema ha origine dalla capsula articolare, una struttura che ha il compito di stabilizzare l’articolazione, che infiammandosi e irrigidendosi sempre più, porta alla perdita progressiva del movimento della spalla.
Inizialmente i sintomi si presentano in modo lieve, aumentando nel tempo gradualmente fino a raggiungere una situazione di forte dolore, che impedisce anche un adeguato riposo notturno e a una condizione di “blocco” della spalla che non riesce più a compiere persino i normali movimenti quotidiani. Colpisce solitamente adulti tra i 40 e i 60 anni, con maggiore frequenza le donne.
Sintomi – Come riconoscere la capsulite adesiva?
I sintomi della spalla congelata sono forte dolore, costante, che tende a peggiorare nelle ore notturne, con rigidità e limitazione dei movimenti. La caratteristica è l’insorgenza graduale e progressiva di questi sintomi:
Fase 1: comparsa di un dolore alla spalla graduale senza un evento traumatico specifico, che si fa via via più intenso anche durante i movimenti, che risultano ancora possibili, ma molto dolorosi e limitati. (fase che può durare tra i due e i nove mesi
Fase 2: riduzione del dolore ma accompagnata da un’importante rigidità e un’ampia limitazione del movimento. (fase che può durare tra i 9 mesi e un anno).
Fase 3: detta fase di scongelamento, si ha una lenta e graduale ripresa di elasticità dell’articolazione con possibile recupero di mobilità, che può essere totale o parziale. (fase che può durare anche fino a due anni).
Cause
Purtroppo, le cause della capsulite adesiva non sono ancora del tutto note. Si pensa possa essere collegata a traumi precedenti, a lunghi periodi di immobilizzazione, che possa presentarsi in seguito ad interventi di spalla, o pregressi interventi di mastectomia, in individui che svolgono movimenti ripetitivi, in soggetti con lesioni o calcificazioni dei tendini circostanti, o che soffrono di malattie reumatiche o metaboliche (patologie tiroidee, diabete). Spesso si è evidenziata una correlazione con la presenza di stati ansiosi o un periodo emotivamente negativo precedente all’insorgenza della spalla congelata.
Diagnosi
La diagnosi di capsulite viene formulata dal chirurgo ortopedico che effettuerà una visita clinica, con test per verificare la mobilità dell’articolazione e lo stato dei tendini, per escludere un eventuale problema muscolo-tendineo. Lo specialista farà inoltre domande al paziente per avere un completo quadro anamnestico. A questa visita possono seguire una radiografia e una risonanza magnetica per escludere altre cause
Trattamento– Terapia per la capsulite
È possibile guarire dalla spalla congelata, ma è importante intervenire precocemente e in modo corretto. I tempi di recupero di questa patologia sono molto lunghi, ma è necessario procedere nel trattamento, per ottenere i migliori esiti possibili. Il trattamento iniziale deve mirare a ridurre l’infiammazione e tenere sotto controllo il dolore, per questo vengono utilizzati farmaci antinfiammatori e impacchi di ghiaccio ripetuti, inoltre consigliamo in questa fase, terapie elettromedicali come la tecar terapia per migliorare la stimolazione e la rigenerazione dei tessuti. Tutto questo non è sufficiente per il recupero della funzionalità articolare, per cui sarà necessario svolgere sedute di fisioterapia. Saranno effettuate mobilizzazioni passive e attive assistite per elasticizzare i tessuti ed esercizi, svolti insieme al terapista, che permetteranno di mantenere il tono muscolare ed evitare ulteriori aderenze. Il trattamento infiltrativo può essere utile soprattutto nelle fasi molto dolorose e rigide per alleviare i sintomi e permettere al paziente di eseguire il programma riabilitativo. La rigidità della spalla può portare anche a contratture muscolari in zona dorsale e cervicale quindi molte volte viene consigliato di associare del massaggio terapeutico (massoterapia). Solo se questo trattamento non dovesse funzionare, si valuterà la possibilità dell’intervento chirurgico per rimuovere parte del tessuto aderenziale. La chirurgia deve essere sempre, comunque seguita da un adeguato percorso fisioterapico.
Articolo scritto da CSR Riabilitazione